IL CALENDARIO DEI RITI E DELLE FESTE

E’ possibile iscriversi alla Rete individualmente, per partecipare ad iniziative specifiche, o iscriversi come ente pubblico, mettendo in Rete un patrimonio culturale del proprio territorio.

Gli enti pubblici che decidono di iscriversi con un semplice patrocinio potranno co-progettare attività di valorizzazione condivisa dei patrimoni, partecipare alle attività di formazione annuali dedicate agli iscritti e proporre progetti performativi che saranno inseriti in alcuni progetti di rilevanza nazionale ed internazionale, partecipare alle iniziative organizzate dalla Rete Italiana di Cultura Popolare, diventando un attivo operatore per la tutela, valorizzazione, innovazione e ricerca delle tradizioni popolari.

I Patrimoni messi in rete vengono organizzati e comunicati grazie ad calendario rituale annuale contemporaneo, un sistema per suddividere, calcolare e dare un nome ai vari periodi di tempo dell’anno che tiene conto della complessità sociale, inserendo nella sua suddivisione temporale anche il tempo della festa e del lavoro. E’ un tempo scandito dallo scorrere delle stagioni, ciclico, quantitativo, etnico che descrive un tessuto rituale in costante rinnovamento.

La suddivisione è stata organizzata consultando il Comitato Scientifico e permette, oltre allo sviluppo di un sistema comunicativo efficace e pianificato, la possibilità di creare interconnessioni e successive progettualità tra ritualità simili presenti in diversi territori, confrontare le festività, mettere in rete conoscenze ed energie, creando il primo sistema organizzativo, progettuale e promozionale connesso alle ritualità italiane.

 

Metti QUI in Rete un Patrimonio Culturale del tuo territorio ed entra nel Calendario

 

Lu Carneval et la Val Ges e l'Orso di Segale

Mattino dell’ultima domenica di Carnevale

 

REGIONE PIEMONTE - PROVINCIA DI CUNEO

COMUNE DI VALDIERI

L’ Ecomuseo della Segale, il Comune di Valdieri e la comunità locale ripresentano l’antica e originale maschera dell’Orso di segale. Con le mani e il volto scuri di nerofumo, l’Orso esce allo scoperto controllato a fatica da un domatore e da due aiutanti. La compagnia carnevalesca è completata da un gruppo di frati chiassosi e da un prete che declama a gran voce le Epistule, scherzose prese in giro rivolte agli abitanti dei paesi e delle frazioni dei dintorni e delle valli vicine. L’Orso, intanto, si aggira per le strade del paese –cercando cibo e facendo scherzi e mattane. Contemporaneamanete avviene la “gnoccolata”, tradizionale distribuzione di gnocchi di patate a cura della Pro loco. I valdieresi portano con sé le pentole da riempire e tornano a casa per mangiare; i forestieri, invece, consumano gli gnocchi sul posto Al termine della questua, dopo una lunga lotta con il domatore e un giro di ballo con la bella Quaresima, l’orso scappa, facendo perdere le proprie tracce. Intanto un pupazzo di segale inizia a bruciare, trasformandosi in un gran falò.

Informazioni e approfondimenti: Comune di Valdieri 0171 97109 - ref. Sindaco dott. Emanuel Parracone -  segreteria sindaco Dott.ssa Romano Antonietta - valdieri@ruparpiemonte.it

Con il patrocinio del Comune di Valdieri (CN)

A te Pumba mè

Ultimo giorno di febbraio

 

REGIONE ABRUZZO - PROVINCIA DELL'AQUILA

COMUNE DI ALFEDENA

Antica rievocazione di origine pagana dedicata alla Divinità italica Pomona protettrice degli alberi da frutto e della loro cura. Il nome della Dea deriva  da "pomum", mela.

Ad Alfedena il culto per questa divinità è attestato da una lapide rinvenuta sul monte Caricio nei pressi del centro montano. Il rito per la Dea si rinnova ogni anno con gruppi di giovani che percorrono le vie del paese rumoreggiando con campanacci e corni per scacciare l'inverno ed invocare la primavera e ovviamente l'abbondanza ripetendo in maniera ossessiva " A te Pumba mè ecco Marz mo se nè vè, è venuto e Febbraio se nè iut.." La preparazione del rito consiste in  un carro addobbato con drappi verdi e ghirlande di fiori e frutta trainato un tempo da animali oggi con mezzi meccanici moderni.

Informazioni e approfondimenti: Comune di Alfedena, Crispi Leondina, Ufficiale di Stato Civile e Anagrafe 0864 87114  anagrafe@comune.alfedena.aq.it

Con il patrocinio del Comune di Alfedena (AQ)

Gl' Cierv

Ultima domenica di Carnevale

 

REGIONE MOLISE - PROVINCIA DI ISERNIA

COMUNE DI ROCCHETTA A VOLTURNO

Maschera zoomorfa molisana per eccellenza, l’antica rappresentazione che attinge linfa nel primitivismo ancestrale è oggetto costante di studi e ricerche antropologici. Il rito dell'Uomo Cervo, o meglio de "Gl'Cierv", si ripete l'ultima domenica di carnevale, datempo immemorabile, a Castelnuovo al Volturno, frazione del comune di Rocchetta a Volturno. Il rito de "Gl'Cierv"  rappresenta il  significato primordiale del carnevale, l'antichissimo mito dionisiaco, nel quale il passaggio delle stagioni viene simboleggiato in maniera cruenta, dove, per la rinascita della natura, risulta indispensabile una morte sacrificale. I personaggi : Il Cervo, la Cerva, Martino, il Cacciatore, la Popolana, gli zampognari, il Maone, malefico personaggio delle tenebre che guida la processione  delle Ianare, streghe locali.

Informazioni e approfondimenti: Comune di Rocchetta a Volturno, Vicesindaco Teodoro Santilli 0865 955200

Con il patrocinio del Comune di Rocchetta a Volturno (IS)

Foto di Pietro Torellini, Associazione Culturale Gl' Cierv, www.uomocervo.org

Il Diavolo di Tufara

Martedì grasso

 

REGIONE MOLISE - PROVINCIA DI CAMPOBASSO

COMUNE DI TUFARA

La maschera di Tufara è tra quelle che conservano le antiche caratteristiche, da cui traggono origine. Anche se il suo significato primitivo si è in parte perduto, essa rappresentava, un tempo la passione e morte di Dioniso, Dio della vegetazione, le cui feste si celebravano in quasi tutte le antiche società agrarie.

Dioniso, il Dio che ogni anno moriva e rinasceva, come la vegetazione, è rappresentato dalla maschera zoomorfa, il Diavolo, che indossa sette pelli di capra cucite addosso, quasi a voler rievocare un lontano rito di smembramento di cui non si ha più coscienza. Il capro, infatti, era la forma più frequente nella quale il Dio si manifestava. La rappresentazione della sua passione, che in tempi lontani era una cerimonia sacra, in periodo cristiano venne banalizzata a semplice maschera carnevalesca, aggiungendovi una serie di figure stratificatosi nel tempo. In questa forma è giunta fino ai nostri giorni. Il Diavolo, trattenuto in vita con catene dai Folletti, i suoi guardiani, gira per le strade del paese, saltella, cade a terra, si rotola, si rialza, corre, cercando di sedurre chi incontra per iniziarli ai sui misteri.

Le maschere della Morte, vestite di bianco con il volto impiastricciato di farina, che precedono di qualche metro il Diavolo, starebbero a simboleggiare la purificazione attraverso la morte. Se il seme muore e con la morte nel terreno, è purificato, la primavera ce lo restituirà in raccolto. Il roteare delle falci, il gesto stesso del falciare che la Morte compie, indicherebbe il momento del raccolto; queste due maschere compiono anche una funzione coreografica attraverso salti e grida. La pantomima di Tufara si differenzia da altre simili, in quanto la figura del capro-espiatorio è qui stranamente presentata in duplice aspetto: non solo la si intravede tra il corpo irsuto e le pieghe della maschera del Diavolo, ma anche tra la paglia e la tela del pupazzo simulacro, identificato con il carnevale, da scaraventare tra le zolle di terra dall’alto di un precipizio.

Informazioni e approfondimenti: Comune di Tufara, Assessore alla Cultura Maria Di Tella 0874 718332 comunetufara@virgilio.it

Con il patrocinio del Comune di Tufara (CB)

La Festa dei Furgari

Febbraio

 

REGIONE LIGURIA - PROVINCIA DI IMPERIA

COMUNE DI TAGGIA

Nella cultura tradizionale di Taggia, il mese di febbraio è destinato ai riti in favore della purificazione e della fertilità dei campi La festa dei Furgari ha origini molto antiche : si tiene ogni anno, senza interruzione, dal 1626. È dedicata a San Benedetto, allora vescovo di Albenga, che protesse la città dall’attacco dei Saraceni simulandovi un incendio e  dando così, a chi venisse dal mare, l’idea di una città già assediata.

Immensi falò vengono preparati dai 16 rioni e accesi la sera. Nel pomeriggio i ragazzi di Taggia, mostrano coraggio e devozione, sparando i FURGARI, canne di bambù, piene di polvere da sparo  pressate, che vengono accese e fatte partire come razzi, riempiendo di cascate di luci il cielo.

Si ha quindi un ufficializzazione di una festa arcaica, che ha radici precristiane direttamente collegate al particolare periodo dell’anno. Una notte che esige una grande preparazione, che dura mesi, a cominciare nelle cantine oscure, ove si preparano furgari di ogni dimensione. Si trattadei protagonisti popolari della celebrazione: fuochi d’artificio a preparazione artigianale, dove miscele di polveri chimico-minerali vengono stipate dentro tubi di bambù, con un apposito punto di accensione.

Ogni rione della città prepara poi un grande falò di legna e sterpi

Informazioni e approfondimenti: Comune di Taggia - Servizio Turismo, Cultura e Sport,  Paola Giuliano 0184 476222-254  info@comune.taggia.im.it   

Con il patrocinio del Comune di Taggia (IM)

Il Carnevale di Lajetto

Carnevale

 

REGIONE PIEMONTE -  PROVINCIA DI TORINO

COMUNE DI CONDOVE

Il Carnevale di Lajetto, borgata del Comune di Condove, è di antichissima  derivazione, così come arcaici sono i personaggi animaleschi e non,  presenti anche in molti carnevali diffusi lungo tutto l’arco alpino.

Le "Barbuire", vale a dire i personaggi mascherati, si dividono in 2 gruppi: i belli (il Monsù e la Tòta, i due Arlecchini, il Dottore ed il Soldato) e i brutti (il Pajasso e le coppie di Vecchi e Vecchie).
Protagonista è il Pajasso, così chiamato perché imbottito di paglia, ma rivestito anche di pelli animali , che porta con sé un bastone alla cui sommità è legato un gallo (finto).   Il corteo delle Barbuire si snoda per i vicoli  al suono delle musiche eseguite dalla banda musicale sino ad arrivare ad un grande prato  . Il Dottore corre in coccorso delle “Barbuire” quando queste stremate, si gettano a terra fingendosi morte, somministrando loro vino o grappa.  Al momento culminante della rappresentazione, il Pajasso taglia la testa al gallo,  uccide se stesso, decretando la morte del carnevale, la fine dell’inverno  e l’arrivo della primavera, e riproponendo un rituale di fecondità e prosperità per il nuovo anno.Il Dottore corre in soccorso delle Barbuire quando queste, stremate, si gettano a terra fingendosi morte; accompagnato dal Soldato, il Dottore somministra loro la "medicina": vino o grappa!
Si giunge quindi al momento culminante della rappresentazione: il Pajasso, tagliando la testa al gallo - che nel frattempo è stato appeso ad un pero in mezzo al grande prato - ammazza se stesso, decretando la morte del Carnevale, la fine dell’inverno e l’arrivo della primavera, in un rituale di fecondità e prosperità per il nuovo anno musicale, si snoda per le strette viuzze della borgata.

Foto di Giorgia Allais

Per informazioni: Comune di Condove,  sindaco Emanuela Sarti  011 9643102 sindaco@comune.condove.to.it

Le 'nzammarùchele

Carnevale

 

REGIONE PUGLIA -  PROVINCIA DI FOGGIA

COMUNE DI BICCARI

"I canti sull'altalena di Biccari, detti 'nzammaruchele,sono canti di corteggiamento eseguiti durante il carnevale.

L'altalena era formata da un pezzo di legno (à léun) che fungeva da sedile, collocato su una corda spessa (zoca) che veniva legata all'interno della casa, ad uno degli anelli presenti sul soffitto, o all'architrave sull'uscio della porta d'ingresso. In quest'ultimo caso l'altalena nel dondolare fuoriusciva e rientrava dall'abitazione.

Generalmente i partecipanti al gioco erano due donne,raramente due uomini e ancor più di rado un uomo ed una donna. Essi sedevano spalla a spalla e si davano la spinta col piede sinistro, intonando a turno il medesimo verso che la seconda voce riprendeva con piccole variazioni melismatiche. Nelle case in cui si cantava vi si riunivano amici e parenti, e spesso i padroni di casa invitavano di proposito chi aveva una bella voce e conosceva bene i canti. Cantare gli 'nzammaruchèle costituiva quasi una specializzazione, anche se i cantanti non venivano retribuiti ma si accontentavano dell'ospitalità. Quando ci si riuniva per cantare venivano organizzate vere e proprie feste, si mangiava, si beveva,e a volte ballava. Le nostre anziane ricordano che gli 'nzammaruchèle si cantavano soltanto nel periodo di Carnevale. Questi canti sopravvivono ancora oggi perchè riadattati in contesti diversi da quelli originali,diventando così parte integrante della tradizione canora delle festività. "

 Con il Patrocinio del Comune di Biccari (FG)

L'Uomo Orso

Carnevale

 

REGIONE MOLISE - PROVINCIA DI CAMPOBASSO

COMUNE DI JELSI

Ogni comunità ritrova se stessa nei propri riti, credenze e usi, un modo di vivere portato avanti affinché il domani sia sicuro e degno come lo è stato il passato (il sostrato culturale) cioè il vissuto già sperimentato e scritto nel grande "testo" dell'umanità, fatto di conoscenza e coscienza civile. Fra i riti di propiziazione di fertilità invernali, nel periodo di passaggio tra due stagioni, che si  svolgono in Molise con correlazioni storico-antropologiche

l'Uomo-Orso o "U' Ball dell'Urz", il Ballo dell'Orso, lo ritroviamo a Jelsi, in provincia di Campobasso.
Tenuto a catena da un domatore e un aiutante che gli impongono di danzare sotto la minaccia di percosse con un bastone, tra accenni di ribellione e passi di danza, fra i vicoli del borgo si espandono le note di improvvisati musicisti. Di tanto in tanto, il gruppo bussa alle porte delle case e al comando: "Orso a posto! Orso olè! Balla orso!" la famiglia ospitante offre da bere e da mangiare.

La manifestazione, interrotta con l'avvento della Seconda Guerra Mondiale, è stata rimessa in piedi a Carnevale del 2008 dal regista Pierluigi Giorgio che già nel 1993 "rispolverò" quella del Cervo a Castelnuovo

L'immagine che si evince non è altro che la paura del diverso o di quella parte di sé libera e selvaggia occultata e rimossa dall'individuo o dalla comunità per buona pace di tutti e  di un dio pagano piegato dalla religione cristiana o di Dioniso che "ucciso" si fa seme e frumento.

Per approfondimenti e informazioni: info@comune.jelsi.cb.it 

Con il Patrocinio del Comune di Jelsi (CB)

Fòra l’ours

Prima domenica di febbraio

 

REGIONE PIEMONTE - PROVINCIA DI TORINO

COMUNE DI MOMPANTERO

La prima domenica di febbraio, da tempi remoti, ad Urbiano, frazione di Mompantero, in provincia di Torino, si svolge “Fòra l’ours” (fuori l’orso).  La tradizione vuole che un orso  sia catturato dai cacciatori, legato e portato in catene sulla piazza del paese. Lungo il tragitto l’orso urla, si dimena, mentre i cacciatori gli offrono del vino in un grande imbuto. Sulla piazza ballerà con la ragazza più bella del paese e, come per incanto, diventerà mansueto. L’orso è ovviamente un uomo, la cui identità deve restare segreta, vestito con pelli di capra, cucite con filo di ferro.  La  simbologia dell’orso, la maschera  zoomorfa più diffusa nelle regioni italiane e variamente presente  nei carnevali alpini, è legata al periodo della Candelora  ed il  risveglio dell’animale dal  lungo letargo invernale veniva anticamente interpretato come indice rivelatore e propiziatorio della  rinascita  primaverile della natura.

Per informazioni: Comune di Mompantero (TO), Piazza Giulio Bolaffi 1, Sindaco Piera Favro, 0122 622323, info@comune.mompantero.to.it

Fòra l’ours

31 gennaio

 

REGIONE PIEMONTE -  PROVINCIA DI TORINO

COMUNE DI CONDOVE

Fòra l’ours (Fuori l’orso) . Questa tradizione,  la cui origine si perde nel tempo e coincide  con il periodo della Candelora,   è presente nelle aree montane non solo italiane ma anche di molti Paesi europei e  simboleggia la cacciata dell’orso dalla tana ed il conseguente risveglio primaverile della natura.  Frequentemente  il soggetto che impersona l’orso , la cui identità dovrebbe restare sconosciuta, è un importante esponente della comunità locale, mentre nel passato questo incarico veniva addirittura ereditato a livello familiare. A Condove rivive a fine gennaio, dove gli abitanti  si radunano  per  catturare l’orso  e domarlo.

Per informazioni: Comune di Condove,  sindaco Emanuela Sarti  011 9643102 sindaco@comune.condove.to.it