DONNA LOMBARDA
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 Ameme mi dona lumbarda 
amemi mi, amemi mi 
Cuma völi mai che mi pösa ameve 
il u 'l marì, il u 'l marì 
Vostro marì félu mörì 
félu mörì, félu mörì 
Vi insegnerò 'na medicina 
ëd félu mörì, félu mörì 
ënt ël giardin del vostro padre 
a j é 'n serpentin, a j é 'n serpentin, 
Pijé la testa pëstèila bin 
pëstèila bin, pëstèila bin 
Pöi bütèila 'nt al vin nèiru 
déja da bèive, déja da bèive 
Vost marì al é andà a la cassa 
cun tanta sèi, cun tanta sèi 
Déme 'l me vin donna lumbarda 
il un tanta sèi, il un tanta sèi 
Cosa 't l'as fait donna lumbarda 
al é 'nturbidì, al é 'nturbidì 
S'al é 'l vin de l'autra sèira 
al à 'nturbidì, al à 'nturbidì 
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 Amate me donna lombarda 
amate me 
Come volete mai che vi possa amare 
ho il marito 
Vostro marito fatelo morire 
fatelo morire 
Vi insegnerò una medicina 
per farlo morire 
Nel giardino di vostro padre 
c'è un serpentino 
Prendete la testa pestatela bene 
pestatela bene 
Poi mettetela nel vino nero 
dagliela da bere 
Vostro marito è andato a caccia 
con tanta sete 
Dammi il vino donna lombarda 
ho tanta sete 
Cosa ha fatto donna lombarda 
è intorbidito 
Se è il vino dell'altra sera 
è intorbidito 
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Donna Lombarda
È uno dei più famosi e diffusi in Italia. Nel Nord Italia il canto viene eseguito in genere coralmente (sul tipo del repertorio alpino), mentre nel Centro-sud è solitamente individuale (serenate, stornelli, ecc.).
Un grande esperto di canti popolari vissuto nell'Ottocento, Costantino Nigra, riteneva che l'origine di “Donna lombarda” fosse antichissima avendo riscontrato dei punti di contatto con quella della regina longobarda Rosmunda, la quale tentò di uccidere il marito Elmichi dandogli da bere una coppa di vino avvelenato; l'uomo, accortosi dell'inganno, con la minaccia della spada costrinse Rosmunda a bere anch'essa, ed i due morirono nella medesima ora, entrambi uccisi dallo stesso veleno. Nelle numerose variazioni la trama tratta di una donna istigata dall’amante ad uccidere il marito con un bicchiere di vino avvelenato. La canzone è probabilmente molto più recente di quanto credeva Nigra,ma resta tuttavia affascinante e significativa la diffusione ampia di questo canto, che è stato registrato in Piemonte, in Lombardia, nel Veneto, in Emilia, in Toscana (ed anche in Puglia, in Campania, nel Lazio). Naturalmente, muovendosi nello spazio, viaggiando da luogo a luogo, il canto non è rimasto sempre uguale, ma ha subito diverse modificazioni, con l’adattamento ai vari dialetti.
Proprio in questa mutevolezza continua, in questa adattabilità alle più diverse situazioni, sta la vera natura del canto popolare e quando una canzone viene ripetuta da una comunità per molto tempo, e subisce tutte le modifiche che le circostanze ed il caso provocano, non più l'autore, ma la comunità è la vera proprietaria di ciò che ha accettato, fatto suo e modificato a proprio piacimento.
Fonte http://it.wikipedia.org/wiki/
Costantino Nigra nacque l'11 giugno 1828 a Villa Castelnuovo, oggi, con il vicino Sale, Castelnuovo Nigra.
Il padre Ludovico, chirurgo, era un superstite delle Armate napoleoniche; lo zio Gian Bernardo De Rossi fu un famoso studioso di lingue orientali, noto in tutta l'Europa.
Dopo aver partecipato alla prima guerra di indipendenza, riportando una grave ferita nella battaglia di Goito, si laureò in legge ed entrò al Ministero degli Esteri piemontese. In breve divenne segretario particolare prima di Massimo d'Azeglio poi del Conte di Cavour.
Del grande Statista fu, fino alla morte, nel 1861, il più fedele e stimato interprete, collaboratore e sovente consigliere. Portavoce ufficiale a Parigi, presso l'Imperatore Luigi Napoleone, contribuì in maniera determinante all'unificazione italiana con indiscusse capacità diplomatiche ed umane, documentate dall'imponente Carteggio Cavour-Nigra.
Dopo la morte del Conte seguì le tormentate vicende della terza guerra di indipendenza e della presa di Roma. Dopo il 1878 Nigra fu ambasciatore d'Italia a Pietroburgo, Londra e infine a Vienna, dove promosse con Austria e Prussia la Triplice Alleanza che costituisce l'indirizzo principale della politica estera italiana sino al 1914. 
 Si ritirò dalla carriera nel 1904 e morì a Rapallo il 11 luglio 1907.
Costantino Nigra fu anche uomo di profonda cultura letteraria: più ancora che come diplomatico, forse oggi viene ricordato per alcune poesie (Idilli, La rassegna di Novara, Barcarola), assai note e popolari e soprattutto tra gli studiosi di linguistica e di etnologia per le raccolte de "Canti popolari del Piemonte", "Le sacre rappresentazioni in Canavese" e gli studi sul dialetto piemontese.
Nominato Conte di Villa Castelnuovo dal Re, scelse come motto "Aut e drit", due parole in piemontese che rappresentano senza dubbio i suoi ideali di vita.
Fonte Centro Etnologico Canavesano http://cec.bajodora.it/
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