Le tradizioni della Pasqua. L’uovo: simbologia e riti

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La Pasqua deriva il proprio nome dal termine ebraico pesach (passare oltre) con riferimento al racconto biblico della decima piaga, nella quale Dio  vide il sangue dell'agnello sulle porte delle case di Israele e "passò oltre", punendo con la morte  solo i primogeniti maschi degli egiziani . La Pasqua cristiana  celebra la risurrezione di Gesù che, secondo le Sacre Scritture, è avvenuta nel terzo giorno successivo alla sua morte in croce e la data della celebrazione è variabile di anno in anno in base  ai cicli lunari.

Se anche  il Cristianesimo individua  nell'uovo un simbolo della vita, rielaborandolo nella prospettiva del Cristo risorto, l’uovo  ha presentato  tratti simbolici sin dai tempi antichi:  alcune credenze pagane e mitologiche del passato  consideravano che il cielo e la terra fossero  due emisferi che andavano a creare un unico uovo, mentre gli antichi Egizi consideravano l'uovo come il fulcro dei quattro elementi dell'universo (acqua, aria, terra e fuoco), così come  gli antichi contadini romani sotterravano nei campi un uovo colorato di rosso, come simbolo di fecondità e quindi propizio per il raccolto.

Nella sua struttura  originaria o riprodotto con materiali di uso quotidiano come la creta, diffuso pressochè a livello planetario, dall’India alla Polinesia, dall’Iran  alla Grecia,  dalla Finlandia alla Russia e Svezia, l’uovo si ritrova frequentemente nelle tombe, come auspicio di ritorno alla vita:  esso rappresenta quindi la ripetizione della nascita esemplare del Cosmo, il ciclo infinito delle reincarnazioni , il ritorno periodico all’esistenza. L'usanza dello scambio di uova decorate si sviluppò  nel Medioevo come regalo alla servitù  quando  prese piede anche una nuova tradizione: la creazione di uova artificiali fabbricate o rivestite in materiali preziosi quali argento, platino ed oro,  destinata agli aristocratici e ad i nobili, continuata sino a fine ‘800 con le celeberrime uova dell’orafo Fabergè create per lo zar di Russia.

Molti sono i riti popolari  ancora oggi in uso che vengono riproposti quali i combattimenti con le uova,  che si ritrovano , a prescindere dal credo religioso, in aree molto vaste : dall’Assam (India) alla Louisiana (Stati Uniti), dai Paesi  Bassi alla Romania alla Bulgaria  alla Grecia. In Italia, a Cupra Marittima, il Lunedì dell'Angelo, che coincide con la festa del patrono San Basso ha luogo il tradizionale torneo cosiddetto della 'ngiucchetta in cui due contendenti gareggiano con piccoli colpi fra le rispettive uova finché un guscio non inizia a rompersi decretando la sconfitta del proprietario. In Friuli Venezia Giulia, nella provincia di Udine, questo gioco viene chiamato "Trùc", ripreso anche in alcune località del Trentino con il nome di “Gran Pecheneda” e nell’appennino  emiliano con il nome di “Coccin coccetto”.  A Fiorenzuola d'Arda è tradizione ultradecennale il gioco "Ponta l'ov" che si gioca il giorno di Pasqua e di Pasquetta con veri e propri tornei nella piazza del paese.

Nelle terre del basso Piemonte , dal Roero alle Langhe al Monferrato, in coincidenza con la quaresima e i primi giorni di primavera, ancora oggi  gruppi di cantori spontanei,  accompagnati  sovente da suonatori di fisarmonica e clarinetto, vanno  nottetempo per  le colline a “cantar le uova” (Cantè j’euv) portando la buonasera ai contadini e chiedendo un po' di uova e un bicchier di vino. Nel passato questa  consuetudine riuniva dopo l'inverno i paesani e dava ai giovani del paese l'occasione di corteggiare le ragazze. Con le uova il giorno di Pasquetta  si faceva una gran frittata da consumare insieme sul prato oppure  i giovani vendevano le uova per potersi comprare il vestito buono per la festa della maggiore età e per andare in città a presentarsi alla chiamata alla leva.

Il Cantè j'euv di Canetti, in Provincia di Asti, è un patrimonio culturale in Rete

 

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