La Nina di Thiene (VI)

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Nel Trecento non avrebbero di certo immaginato che la canta natalizia della Nina avrebbe continuato a risuonare tra le case della città di Thiene per parecchi secoli ancora.

La melodia antica e nostalgica porta l’annuncio che xe qua Nadale e un Dio xe nato, un annuncio molto suggestivo, che avviene attraverso un dialogo tra una solista, la Nina appunto ed il coro dei paesani che, con l’ansia di conoscere ogni particolare dell’avvenimento, le rispondono incalzando.

Per la Pro Thiene è un onore poter continuare questa tradizione che rimane per merito dell’impegno di molti volontari.

Fin dal lontano 1300, nelle notti che precedono il Natale, un canto dolce e nostalgico risuona nelle vecchie contrade di Thiene. E’ il canto della "Nina", in cui una popolana annuncia la nascita del Redentore ai suoi concittadini, i quali in coro le rispondono con l’ansia di conoscere ogni particolare del grande avvenimento.

Il canto della "Nina" ha ormai indissolubilmente legato il suo nome a quello di Thiene. La Nina di oggi, quella che i thienesi cantano in piazza Chilesotti nella notte della vigilia di Natale (Nina Gigante), è l’aspetto più recente di un’antichissima tradizione. La Nina beneficia di una recente storiografia. Purtroppo esistono pochissimi documenti di questo prezioso frammento della storia di Thiene. La canta (parole e melodia) e stata tramandata oralmente. La tradizione della Nina risiede nella storia delle antiche "corti" del paese, oggi ridimensionate a poco più di un nome: Stazione, Bosco, Belvigo, Castelletto, Conca, S Vincenzo ecc. Ogni corte aveva una vita propria, vissuta spesso in promiscuità dalle famiglie che le costituivano. Nelle corti, vecchi, donne, uomini e bambini già a partire dagli ultimi giorni di Novembre (S. Andrea) si ritrovavano a cantare, perché come recita un antico detto: “Vicenza per suonare, Schio per ballare, Thiene per cantare”. Forse "cantare Nadale" era un atavico rito per esorcizzare il buio del solstizio invernale, forse un’antica usanza dai tempi medioevali in cui i giullari "cantavano" al popolo storie e novelle. Ogni borgo, corte, contrà aveva la sua Nina, scelta tra le voci migliori a cui facevano coro tutti i partecipanti. Con semplicità in quei numerosi giorni prima di Natale la gente cantando faceva anche vita sociale.

La Nina canta il Natale, è quindi un canto religioso ma non è liturgico. Si cantava (e si canta tutt’ora) in strada non in chiesa.

Nina è una popolana che forse rappresenta l’annunciazione stessa, che come una madonna sale su di una scala appoggiata ad un albero o forse un tempo, sugli spalti del vecchio Castello, con scaldino e lucernario, ed in dialetto, la lingua del popolo, informa i suoi vicini di corte sulla nascita di Cristo. Il coro è un personaggio: incarna la curiosità, ripete le parole della popolana per enfatizzare il racconto, chiede informazioni.

La canta della "Nina" è un’espressione autentica della fede popolare. Per i Thienesi rappresenta un valore morale, perché canta ed invoca la pace e l’amore tra i popoli. La Nina ha una forza di coesione sociale, perché nel freddo si sta tutti a cantare in coro con i vicini di casa senza distinzione di età, cultura, provenienza. E’ una espressione fondamentale della identità thienese perché il canto si svolge nel proprio cortile e poi nella piazza del proprio paese.

Il desiderio di pace e di gioia del Natale è cantato in una melodia lenta e un po’ melanconica, forse è l’eco della miseria e dell’essenzialità di un tempo. Il valore risiede nella semplicità del canto comune, in quel clima genuino in cui si svolge, con un palco piccolo e improvvisato, senza inviti e presenze ufficiali che sarebbero soffocanti in un contesto così squisitamente popolare.

Alberto Brazzale http://www.thieneonline.it/

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