ricnuzgelbison0NOVI VELIA (SA)
...e il Monte Gelbison o Monte Sacro


Il santuario della "Madonna di Novi Velia", è posto in cima al monte Gelbison, a 1705 s.l.m.
Sulle sue origini, che risalgono al 1323, si narra la leggenda secondo cui ogni volta che i lavori del tempio si interrompevano per qualche giorno, alla ripresa si trovavano distrutte le opere prima costruite. Finché una notte, agli operai, che erano saliti sul monte per cercare un agnello smarrito apparve la Vergine e disse che desiderava che la cappella fosse dedicata agli Angeli.
I pellegrini, ogni anno, in estate, si recano in processione al santuario, portando un Gesù Bambino di cera.
Nella sua recente tesi di laurea in antropologia Monte sacro antichissimo santuario di origine basiliana, discussa a Napoli nel 1981, il rettore del Santuario D. Carmine Troccoli si propone di mostrare come anche il santuario di Maria Vergine del Gelbison sia da attribuire a fondazione di monaci italo - greci. E' singolare, afferma il Troccoli, che la zona d'influenza del Santuario concorda con i tre insediamenti italo-greci del Mercourion, del Latinianon e Monte Bulgheria. Da questa parte (monte Bulgheria), la principale via di accesso al santuario e lungo questa via il "fiume sacrato", dove i pellegrini bagnavano i piedi in segno di purificazione, prima di affrontare la scalata. Ciò assicura il Troccoli, il quale preferisce interpretare il termine "Gelbison" da gebel (= monte), i (resto di articolo) e son (= idolo) da una nota in "Civiltá cattolica", 1922.
Inoltre sul santuario vi è il culto di S. Bartolomeo (il discepolo di S. Nilo?). II Troccoli nella sua tesi spazia dalla fondazione dei santuari, al culto mariano, agli insediamenti di monaci italo-greci, al mondo magico - religioso, ai pellegrinaggi, alle preghiere, ai riti, alle vicende occorse al Sacro Monte dal 1807 al 1881. Notevole la documentazione raccolta dallo stesso in questi ultimi anni anche delle questioni sostenute innanzi ai tribunali, nel corso del tempo, contro i vari tentativi di occupazione e usurpazione dei beni del santuario.

E' inoltre uno straordinario punto panoramico: dalla sua vetta di godono ampie vedute sulle valli ed i monti circostanti. Il nome del monte pervaso del culto alla divinità materna non evidenzia le molte valenze ambientali e naturalistiche. Gli estesi boschi che ricoprono completamente le pendici ospitano animali rari e preziosi come il lupo, la martora e il picchi nero.

Le sue pendici sono rigate da corsi d'acqua cristallini e mille rivoli e cascate caratterizzano la zona dove rimangono visitabili vetusti mulini e frantoi.


Testi tratti da:
- P. Ebner, Chiesa Baroni e Popolo nel Cilento, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 1982, p. 207, con ns. integrazioni.