L'Orso di Segale, Valdieri (CN)

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COMUNE DI VALDIERI (CN)

L'Orso di Segale

 
La figura zoomorfa dell’orso come simbolodel risveglio primaverile, è stato presente indiverse regioni d’Italia, ed è talvolta ancora diffuso sulle  colline e nell’arco alpino conespressioni differenti legate ai prodotti di fondamentale sostentamento o ai materiali usati nella vita quotidiana: di meliga (sfojass)di Cunico (AT), di piume a Cortemilia (CN).
A Valdieri, in provincia di Cuneo, dopo unlungo periodo d'interruzione durato circa quarant'anni, a partire dal 2007, il Carnevale alpino dell'Orso di Segale è stato riproposto dall'Ecomuseo della Segale, con il sostegno del Parco naturale Alpi Marittime e del Comune di Valdieri, recuperando la memoria di un anziano del luogo che da giovane aveva interpretato più di una volta la mitica figura carnevalesca.
Con le mani e il volto scuri di nerofumo, l’Orso esce allo scoperto controllato da un domatore e da due aiutanti. La compagnia carnevalesca è
completata da un gruppo di frati chiassosi e da un prete che declama a gran voce le Epistule, i litigaire d’Entraighe (I litigiosi entracquesi), i scarsabraset ‘d zartet (I braghe rotte di desertetto); i grusier ‘d Blangier (i grossolani di Sant’Anna)...scherzose prese in giro rivolte agli bitanti dei paesi e delle frazioni dei dintorni e delle valli vicine.
L’Orso, intanto, si aggira per le strade del paese, cercando ciboe facendo scherzi e mattane. Contemporaneamanete avviene la“gnoccolata”, tradizionale distribuzione di gnocchi di patate valdieresi portano con sé le pentole da riempire e tornano a casa per mangiare; i forestieri, invece, consumano gli gnocchi sul posto Al termine della questua, dopo una lunga lotta con il domatore e un giro di ballo con la bella Quaresima, l’orso scappa, facendo perdere le proprie tracce. Intanto un pupazzo di segale inizia a bruciare, trasformandosi in un gran falò.
 
 
Ieri
 
Premesso che le origini della maschera dell’orso di segale si confondono anche nella memoria dei più anziani abitanti di Valdieri, l’unica cosa certa è che durante il Ventennio anche l’innocuo plantigrade impagliato era caduto vittima delle persecuzioni fasciste: evidentemente considerato un tipo losco, l’orso, insieme alle altre maschere carnevalesche, era stato messo implacabilmente al bando con un provvedimento della regia questura di Cuneo del 28 gennaio 1931.

Del Carnevale di Valdieri quale doveva essere all’inizio del Novecento, il folclorista Euclide Milano annota sinteticamente: «Il carnevale a Valdieri era un tempo molto complesso e comprendeva: pubblica gnoccolata - elezione degli Abbà - taglio della testa d’un gallo o di un gatto - testamento del Carnevale - arriva la Quaresima». Delle decapitazioni non è rimasta traccia nelle testimonianze orali giunte fino a noi, così come è andata perduta la figura dell’Abbà. Resiste invece la distribuzione tradizionale di gnocchi di patate e rimangono vestigia della fine cruenta del Carnevale, bruciato sotto forma di covone di paglia dopo la fuga dell’orso vero e proprio, e il personaggio della Quaresima, rappresentata dalla giovane donna che balla con l’orso e lo ammansisce, ponendo un freno alle sue mattane.

Di sicuro, dell’ultimo orso postbellico si sa, grazie alla testimonianza del solito Din del Papa (d’altronde chi meglio dell’orso potrebbe parlare dell’orso?), che veniva vestito in un luogo appartato. Da lì partiva per le sue scorribande per le vie del paese, incatenato dai domatori e seguito dai perulìer o magnìn, gli stagnini, bambini vestiti di stracci e fuliggine, che facevano un gran baccano con le scaréle (strumenti di legno che producono un rumore secco e sgradevole). In breve si formava un corteo composto dagli abitanti del paese, dai suonatori (agghindati in modo scherzoso: i più arditi addirittura vestiti da donna) e dai frà, i frati in costume, che declamavano pomposamente le epistole. Queste erano versi in rima nel patois locale, il cui contenuto verteva in modo ironico su fatti che riguardavano le persone più in vista del paese, ma colpivano anche chi sapeva distinguersi per avarizia, arroganza, furberia… Si iniziava a preparare le epistole subito dopo l’Epifania, durante le lunghe vejà, le veglie invernali nelle stalle: «qualche volta […] andavano giù sul pesante per cui non mancavano i mugugni». Di casa in casa, un’epistola dopo l’altra, l’orso incatenato, i domatori, i frà e il rumoroso corteo di questuanti facevano incetta di uova, dolci e frittelle di mele (al bignéte).

Talvolta il gioco continuava anche oltre il Carnevale vero e proprio, e i frà andavano a leggere le epistole di stalla in stalla, seguiti dalle fantine, ragazze vestite con costumi vari e mascherate in modo da essere irriconoscibili: scoprire la loro identità era un gioco per gli ospiti della veglia.

Gli scherzi dei frà non risparmiavano nessuno: anche gli abitanti dei paesi vicini erano vittime del loro sarcasmo. Ancora Euclide Milano riporta, tradotti in italiano, alcuni epiteti poco lusinghieri solennemente rivolti dai frà agli abitanti dei dintorni:

«Camuffati da frati eremiti, all’epoca del Carnevale, una comitiva s’aggira per le stalle e le osterie, e due della brigata, scimiottando il canto e le cerimonie del diacono e del suddiacono nella messa solenne, cantano e declamano la Lectio libri epistolarum: “Ho visto Borgo e i suoi avvocati - saccenti/I folli di Roccavione - gozzuti/I ladruncoli di Roaschia - pastori ladri/I mangia nodi di Andonno - fabbricanti di tela/I bugiardi di Valdieri - impostori volubili/I litiganti di Entraque - attaccabrighe/I rozzi di Sant’Anna - grussiers”».

L’orso emetteva ringhi minacciosi, faceva i dispetti, insolentiva le donne e ne sceglieva infine una per ballare. Al termine della festa l’orso di segale fuggiva, allontanandosi all’orizzonte nonostante gli sforzi e i richiami del domatore: al suo posto iniziava a bruciare su una catasta di legno un fantoccio (cicho) di paglia di segale.

Oggi

Ancora oggi, al mattino dell’ultima domenica di Carnevale, sotto i portici del municipio di Entracque, avviene la “gnoccolata”, tradizionale distribuzione di gnocchi di patate a cura della Pro loco. I valdieresi portano con sé le pentole da riempire e tornano a casa per mangiare; i forestieri, invece, consumano gli gnocchi sul posto. Al ritorno nella piazza del municipio, durante il pomeriggio, ci sono i suonatori di musica occitana con ghironde e organetti (semitoun) ad accompagnare la piccola folla riunita per festeggiare il Carnevale. Proprio a questo punto fa irruzione l’orso di segale, sceso dalla montagna per esibirsi - secondo un copione rimasto invariato - con ruggiti, mattane e dispetti. Da circa cinque anni a questa parte l’orso non viene più rivestito con la lunga treccia di segale che si usava una volta, ma indossa un costume su cui la corda di paglia è stata fissata una volta per tutte. Rispetto a un tempo, molto probabilmente oggi l’orso è meno sguaiato e più “politicamente corretto”: i suoi scherzi sono diretti soprattutto a far divertire grandi e piccini, i valdieresi e i visitatori che ogni anno arrivano sempre più numerosi.

 

Testi tratti da http://www.ecomuseosegale.it/

L'Orso di Segale è un patrimonio culturale in Rete

 

Ascolta QUI lo speciale dedicato all' Orso di Segale di Valdieri, del programma "E' Festa" di tradiradio.org, la web radio della Rete Italiana di Cultura Popolare :

La diretta è andata in onda il 9 marzo. Intervengono: Valentina Padovan, Valeria Scherrer, Emanuel Parracone - Sindaco del Comune di Valdieri (CN), Gianluigi Bravo - docente di antropologia culturale presso la Facoltà di Lingue e Letterature Straniere di Torino, membro del Comitato Scientifico della Rete Italiana di Cultura Popolare, Michele Fratino - Comune di Jelsi (CB)

Audio/Video



Posizione

12010 Valdieri CN, Italia

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