Il presente volume, curato dalla UML-Union Maestri Ladins, contiene un interessante studio del glottologo Walter Belardi (Roma, 1923 – 2008) sulla questione, assai dibattuta, della formulazione e dell’uso di una varietà scritta di ladino, detta “ladin dolomitan” o “ladin standard”, in grado di colmare l’assenza di una lingua comune per l’intera area del Ladino delle Dolomiti. Questa area è costituita dagli idiomi parlati nelle cinque valli che si diramano a raggiera intorno al massiccio del Sella: il ladino della Val Badia, il gardenese (in Val Gardena), il fassano (in Val di Fassa), il fodom (a Livinallongo del Col di Lana e a Colle Santa Lucia, in provincia di Belluno) e l’ampezzano (a Cortina d’Ampezzo).
Il progetto di elaborazione dei criteri per la formazione di una lingua comune per le cinque vallate ladine è stato affidato da due istituti ladini (Micurà de Rü e Majon di Fascegn) al prof. Heinrich Schmid. Il ladino unificato si basa sulla comparazione dei singoli idiomi, dai quali si selezionano i tratti linguistici comuni o la variante che ricorre più frequentemente, con una certa preferenza per le forme più conservative e quindi relativamente più antiche.
Per quanto riguarda l’accoglimento e l’applicabilità del modello del ladino standard ci sono molte divergenze: c’è chi vede il ladino standard come l’unica possibilità di sopravvivenza per il ladino, c’è chi invece lo considera come una lingua artificiale, che non rispecchia la realtà linguistica.
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