Farassino-lutto copyNews - Il saluto a Gipo Farassino

 

L’ultima volta gli ho teso un agguato puntandogli l’indice tra le scapole mentre era davanti alla vetrina di una libreria del centro. Ci abbracciamo.

Piuttosto malinconico, mi mise subito a parte del fatto che gli era, da poco, mancata la moglie.

Anche per questo veniva spesso a Torino lasciando la sua casa di Agliano sulle colline del silenzio che tanto amava e ormai abitata dalle assenze e da laceranti ricordi.

Il dolore della partenza inaspettata, del distacco, che tornava a colpirlo dopo la scomparsa della cara figlia Caterina alla cui memoria si dedicava ormai completamente con il lavoro per la Fondazione che ne porta il nome.

Conobbi Farassino all’epoca dell’attività politica di entrambi e pur nel rispetto reciproco, che sempre deve prevalere, ci capitò spesso di guardarci in cagnesco.

Poi ci si perse di vista, sino al momento del conferimento del Premio Testimone della Cultura Popolare.

Ne proposi e sostenni la candidatura per tutto ciò che Gipo da poeta e musicista ha fatto per la cultura piemontese e per le sue tradizioni.

Da adolescente, dopo anni passati  ad essere redarguito per utilizzare anche a scuola la mia lingua madre e a scrivere in italiano utilizzando frequentemente quelle “espressioni piemontesesche” che venivano sottolineate dalla matita rossa, trovai il riscatto della mia parlata ascoltando i suoi album più noti; poesie in musica che non avrebbero avuto la stesse efficacia nella lingua nazionale che pure utilizzò, con successo, nella sua carriera, Festival di Sanremo e Cantagiro compresi..

Mi sentivo, in qualche maniera in debito di gratitudine con lui, che aveva appena subìto il dolore dell’improvvisa scomparsa di Caterina. Le convinzioni politiche e l’avversione di parte non dovevano prevalere.

Lo premiammo nella serata al Piccolo Regio e fu lì che combinammo di incontrarci per un’intervista.

Al tavolo di un noto caffè in Galleria Subalpina la diffidenza lasciò quasi subito il posto alla confidenza e alla fine ci lasciammo in spirito se non di amicizia (ha continuato a dividerci il diverso modi di intendere i diritti di cittadinanza) sicuramente di stima e affetto.

Il riconoscimento di Testimone fu onorato, negli ultimi anni, dalla sua generosa dedizione ai tanti giovani che si rivolgevano a lui per avere i consigli di un artista nato dalla gavetta e con tanta esperienza.

Buon viaggio all’autore di “Viaggiatori paganti”. Ciau Gipo, arvedze!

 

Valter Giuliano