Tonino Guerra ricevette il Premio Speciale per il contributo alla ricerca e alla documentazione per l'edizione 2006 del progetto "Premiazione dei Testimoni della Cultura Popolare".

Non potè essere a Torino per ritirarlo a causa dell’improvvisa scomparsa della figlia Costanza.

Così l’anno seguente salimmo a Pennabilli, borgo sulle colline di Sant’Arcangelo di Romagna dov’era nato suo padre e dove ha sede “Il mondo di Tonino Guerra”, istituzione che meritoriamente racconta la storia di questo “genio del sogno”, straordinario personaggio delle cultura italiana.

La magia dell’incontro con la poesia di Tonino c’era già stata.

Fatta di film prima, di libri poi.

Ma si perfezionò quella mattina passata con lui a Pennabilli, nella sede della “sua” associazione, circondati dalle sue cose, ognuna delle quali ci spiegò, raccontandone la storia: i grandi frutti per la festa di Bagnacavallo, i mobilacci realizzati su suo disegno a ognuno dei quali ha affidato un nome, i vasi raku con i fiori secchi, i suo dipinti chagalliani, gli enormi fanali di Tolstoj, i cuscini con le farfalle i suoi disegni e le sue frasi.

Questo «Omero della civiltà contadina con il vestito di velluto a coste impregnato di nebbia», come con efficacia lo descrisse Elsa Morante, fu subito disponibile e amabile. 

Ne ascoltammo affascinati le parole, sempre dette con poesia e con straordinaria capacità narrativa.

Capimmo subito quanto avesse ragione Italo Calvino nel dire di lui:«Tutto per Tonino Guerra si trasforma in racconto e in poesia: a voce o per scritto o nelle sequenze del cinema, in prosa o in versi, in italiano o in romagnolo. C’è sempre un racconto in ogni sua poesia; c’è sempre una poesia in ogni suo racconto».

Parole cui è difficile aggiungere altro.

Quando ci accomiatammo ci volle ringraziare per la nostra iniziativa: «Fate bene a lavorare per salvare la nostra cultura della tradizione; con voi ci sono anch’io insieme ad alcuni altri. E mi batterò strenuamente per la difesa della bellezza».

Lo faceva da quando nel campo di concentramento di Troisdorf  inventò la “cucina astratta”, cucinando ai compagni di sventura le tagliatelle unicamente con la fantasia e con la sua innata arte di raccontare le storie facendole sembrare realtà.

Lo faceva da tutta una vita a cominciare dalla difesa della sua lingua.

“Cuntent, propri cuntent / a so stè una masa ad volti tla voita / ma piò ad tòtt quand ch’i  m’a liberè / in Germania / ch’a m so mes a gardè una farfala / senza la voia ad magnela" * sta scritto sul tessuto grezzo che ho portato con me da quell’incontro indimenticabile che mi trasmise una perdurante emozione che è tornata più intensa che mai quando ieri è giunta la notizia che Tonino era volato via.

Come tutte le storie anche la sua è finita.

Ma come tutte le belle storie non avrà mai una conclusione definitiva e continuerà ad accompagnarci per regalarci la voglia di continuare a vivere e a sognare.

Valter Giuliano


* "Contento, proprio contento sono stato molte volte nella vita ma più di tutto quando mi hanno liberato in Germania che mi son messo a guardare una farfalla senza la voglia di mangiarla."