Copertina -ninna-nanne-tar-lionzuNINNE NANNE TAR, LIONZU E TRALLALLERO

Dieci anni in Rete per la Cultura Popolare

a cura di Valter Giuliano

Torino, 2013

 

UN DECENNIO DI IMPEGNO PER LA CULTURA POPOLARE

Leggere le parole, gli incontri e le tappe che la Rete Italiana di Cultura Popolare - in questo libro scritto da Valter Giuliano - ha promosso è come ricostruire la storia di un percorso.

Quello che più di dieci anni fa è stata l’intuizione di un gruppo di giovani, amministratori attenti, artisti e studiosi, difficilmente si potrebbe replicare oggi.

Eppure non mancano articoli di giornale, programmi culturali, propositi politici, in cui non si legga, non si scriva, non si senta parlare di “sistema”, di “rete”, di mettere insieme risorse e intelligenze.

Complice, forse, questa parola così piccola ma potente, che basta evocarla e vedere interi scenari disgregarsi: crisi!

Termine, quest’ultimo, che etimologicamente significa “scelta, decisione, valutazione”; e, ancora, in cinese la parola crisi è identificata da due ideogrammi: il primo significa “pericolo”, ma il secondo esprime il concetto di “opportunità“.

La “Rete Italiana di Cultura Popolare”, ormai undici anni fa, chiedeva ai territori di sedere intorno a un tavolo per affrontare insieme le politiche socio-culturali del nostro Paese, perché se l’economia non riusciva a prevedere quel che oggi stiamo vivendo, la cultura come sempre, ne riceveva le prime pericolose avvisaglie.

Erano tempi in cui necessitavano politiche di rete, economie di scala, riflessioni sul futuro delle comunità in cui viviamo, e non mancavano tangibili prove di un sistema che stava frantumandosi. Perché ci stavano dicendo, ed ormai è prassi, che le politiche pubbliche a favore della cultura, della formazione e dell’istruzione andavano valutate esclusivamente su criteri economici: ovvero quante persone, quante risorse, alberghi, turismo... quali ritorni economici sulle attività produttive del Paese.

Si stava perdendo l’idea che vi sono altri possibili ricadute sul territorio: quelle del benessere, inteso come crescita di una comunità, cura della stessa, costruzione di una base di idee affini, le stesse che ci permettono di contare maggiormente sul patrimonio relazionale. La cultura non era più strategica, quei due ideogrammi cinesi erano stati separati, “il pericolo” aveva preso il posto d’onore e “l’opportunità” era rimasta chiusa dietro la porta dei termini economici.

La “Rete” rispose a questo nuovo clima concentrandosi sempre più sulla capacità d’incontro, di relazione, della conoscenza, lasciando alla performance il ruolo di rappresentante e talvolta strumento d’incontro con l’Altro.

Le azioni organizzate e questo libro ve ne racconta alcune: sono incontri importanti, causa di ciò che questo progetto rappresenta oggi in Italia e nel Mediterraneo. All’autore il merito di avere dato inizio a tutto questo; ma qui voce e memoria con uno stile dialogizzante, come se veramente questi momenti culturali potessero raccontarci una storia diversa.