Aspettando la….
“Bissòla”
La ritualità della tradizione
dolciaria nell’Epifania del Polesine
Chiara Crepaldi : La ritualità nella alimentazione popolare
Paolo Rigoni: I piatti della tradizione natalizia adriese e polesana
Gruppi folklorici: Ande, cante e bali
La Compagnia dla Vècia Ca’ Mello di Porto Tolle
Tutti ricordano il fervore con cui la vigilia dell’Epifania in tutte le famiglie adriesi si preparava la bissòla, un dolce semplicissimo a forma di cavallino, di stella, di mezzaluna. E tra le varie figure, non poteva mancare la vecchia, gobba ed incartapecorita, la bissòla, appunto. “A t’iè bruta come ‘na bissòla”, si dice ancora oggi. Un fervore che si è sempre rinnovato nel tempo senza mai interrompersi
Racconta una signora adriese: “Conservo chiaramente e con molta nostalgia il ricordo delle bissòle della mia infanzia. Tutti ne preparavano in abbondanza. C’era quasi una sorta di emulazione tra le famiglie del vicinato nel farne in grande quantità. Poi i bambini se la ritrovavano nella calza, si scambiavano tra parenti, amici e vicini, si davano a coloro che venivano a cantare la Vècia. Anch’io ho conservato l’ usanza di preparane in gran numero per i miei fratelli, cognati, nipoti e pure colleghi di lavoro. Una tradizione che imparata da mia mamma, che l’ha ereditata da mia nonna, la quale a sua volta l’ha appresa dalla bisnonna. E indietro, indietro, indietro...”
In effetti ad Adria la tradizione della bissòla non si è mai interrotta. In area veneta, dolcetti simili, con nome vecine, beline, fantine, putine, putinasse, puozzi, si consumavano un po’ ovunque, ma la bissòla è tale soltanto ad Adria, d’obbligo su tutte le tavole il 6 di gennaio
Certamente si tratta di piatto etnico segnalato dal nome che indicava, almeno in origine, dolci cerimoniali a forma di biscia, indice sicuro della sua arcaica presenza sulla tavola della festa. Ma sono ancor più marcati i significati che la bissòla porta con sé. E’ un dolce calendariale che aveva in compito di segnalare la festa e rinnovare il tempo, distruggere il tempo vecchio e iniziare il nuovo con la medesima funzione purificatrice del brusavècia: “Brusavècia, brùsala par via tute le malegrassie la porta via…”, e cibo ridistribuivo perché tutto il gruppo fosse reso partecipe dell’abbondanza della tavola nei momenti di festa. Tale è infatti il significato di quel preparare molte bissòle e di scambiarle tra vicini.
Sono stati allestiti degli stands presso i quali si potevano trovare e degustare dolci caratteristici del periodo, preparati da ristoratori, fornai e pasticcieri:
bissòla, zaleti èsse;
torta di pane, grissni e pane con patate americane di Valliera;
pinza di patate amricane;
mgiassa;
fiadoni di patate americane di Valliera;
brulè.
Adria, 13 dicembre 2009