13 DICEMBRE
Giornata Nazionale della Rete Italiana di Cultura Popolare

IO SOSTENGO LA CULTURA POPOLARE



L’iniziativa è partita nel momento in cui il Ministero per i Beni e le Attività Culturali ha riconosciuto il lavoro pluriennale del Comitato Festival delle Province nella promozione del nostro straordinario patrimonio tradizionale immateriale Foto_pagina_13_Dicembrericonoscendoci come Rete Italiana di Cultura Popolare.
Abbiamo infatti colto il grido di allarme che qualche anno prima era giunto con la pubblicazione, da parte delle stesso Ministero, di una ricerca che mentre prendeva atto della presenza diffusa di innumerevoli nuclei museali pubblici e privati che davano conto della cultura materiale e della storia locale dei territori, sottolineò la drammatica mancanza di un sistema capace di tutelare e mantenere vive espressioni della ritualità e religiosità popolare, feste, tradizioni, manifestazioni diversificate del sapere territoriale legate unicamente, o principalmente, alla trasmissione orale delle conoscenze e dei saperi.

Questi beni, definiti dal grande etnografo Alberto Maria Cirese come “volatili” per la loro fragilità, chiedevano attenzione, riscoperta, riconoscimento, non solo per le loro caratteristiche culturali o di spettacolarità popolare ma soprattutto per la loro funzione antropologica e identitaria e per il loro ruolo nelle politiche di coesione sociale.

Era dunque evidente al necessità che si organizzasse per loro una rete analoga a quella dei musei demoetnoantropologici, capace di mettere a sistema, attraverso forme efficaci di coordinamento, la loro straordinaria preziosità, bene comune cui il Paese non può rinunciare.
Accettammo la sfida -non certo né facile né semplice, in un momento storico nel quale il “villaggio globale” rischia di standardizzare e omologare e dunque semplificare sino al rischio della banalizzazione, la cultura e i suoi modi di trasmettersi di generazione in generazione- di riportarli a galla, di fare sì che prima di tutto fossero ri-conosciuti ( nel senso di conosciuti di nuovo) dai loro stessi portatori e custodi, per poi poterli far conoscere all’intera comunità, affinché li eleggesse a proprio patrimonio culturale e identitario condiviso, risorsa strategica per l’intero Paese.

L’intero settore della tradizione e della cultura popolare è stato vittima - e perciò per lungo tempo penalizzato- di un’alterata percezione diffusa che ne ha spesso banalizzato o ridicolizzato le espressioni declinandole, al più, solo nei deleteri aspetti folcloristici cui una certa interpretazione del passato le ha relegate. L’intero sistema del patrimonio culturale immateriale ha subito questa ingiusta delegittimazione culturale avvenuta con la lettura ad esso riservata tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del secolo scorso che lo hanno ridotto a soggetto da avanspettacolo; una sindrome dalla quale tuttora fatica non poco ad affrancarsi rifuggendo da quei luoghi comuni e da quegli stereotipi interpretativi.

Nel difficile cammino intrapreso e lungo il quale abbiamo, via via, incontrato le sensibilità e l’adesione di molte Province italiane, interpreti della moltitudine di soggetti seriamente impegnati su queste tematiche e convinti delle necessità di adeguate politiche di salvaguardia e di valorizzazione -che hanno fatto confluire nella nostra iniziativa il loro diffuso e vivace patrimonio di culture locali- un momento che va sottolineato è certamente quello in cui il nostro Paese ha posto la firma sotto il testo della Convenzione Unesco sul Patrimonio Immateriale.

Si è trattato di un vero e proprio viatico, una sorta di riconoscimento e di certificazione delle bontà della nostra iniziativa che ha rafforzato lo spirito di dedizione e di riconoscenza che in questi anni abbiano avuto nei confronti di tutti i testimoni e gli attori delle nostra tradizione di cultura popolare.
Anche da quelle esperienze è nata l’idea di organizzare ogni anno, in tutta Italia, una giornata dedicata alla ricchezza, ancor troppo poco conosciuta, che il patrimonio immateriale legato alla cultura popolare rappresenta.
Ecco perché nella giornata del 13 dicembre in cui la religiosità popolare trova in Santa Lucia il simbolo della vista e della luce, vogliamo che lo sguardo dei cittadini si apra sulle variegate manifestazioni della cultura popolare sulle quali cerchiamo di concentrare, almeno ogni anno per un giorno, la luce dell’interesse pubblico.

Si è consolidata così una campagna di tutela della Cultura Popolare.
Al lavoro di sensibilizzazione e di raccolta della Rete si sono uniti Francesco Guccini, Toni Esposito, Massimo Bubola, Eugenio Finardi, Giovanna Marini ed Enzo Jannacci, che scrive: ” …la cultura popolare è frutto di un modo di raccontarsi le cose e i sentimenti; discende dalla tradizione che si rinnova dall’esperienza della condivisione.
Senza questa memoria, che si alimenta di musica, racconto e fantasia la realtà quotidiana si affida a neologismi (“slang”) di una tecnologia esasperata che riempie di suoni confusi il vuoto di contenuti, facendoci perdere il gusto di scoprire i significati delle parole e di tramandarle.
E’ un appello a rilanciare il senso di esistere della scuola: trasmettere il sapere superando le ingiustizie causate dalle differenze economiche e sociali, compensando le diverse storie e i dislivelli culturali attraverso lo scambio di saperi.”

“…E’ del 2003 la convenzione dell’Unesco sulla tutela del “Patrimonio immateriale dell’umanità”…nell’elenco delle opere immateriali per l’Italia figurano soltanto due voci: i pupi siciliani e i coro a tenores sardi. Un po’ poco per il paese dei mille campanili, crocevia dei popoli, melting pot culturale da millenni…S’è mosso allora un piccolo e poi meno piccolomovimento tutto italiano, è partito dalla Provincia di Torino e le sono andate dietro altre 29, s’è aggregata l’Anci, s’è unita Slowfood, e al termine della “Giornata Nazionale” di oggi, Santa Lucia, festa antica, forse si potrà dire che è cominciato il secondo folk revival italiano…”

Michele Smargiassi, La Repubblica, sabato 13 dicembre 2008, pagine 39 – 41

“…Lentamente ci si inizia a rendere conto che la memoria e la cultura popolare, più che un impedimento in realtà sono il motore di un altro sviluppo, tangibile e duraturo: la via da seguire per poter davvero innovare senza doverci sempre rimettere qualcosa…La Giornata Nazionale della Rete Italiana di Cultura Popolare non fa che sancire l’ascesa di questo movimento incredibile; ascesa di cui forse non esistono sondaggi a misurarne la portata…
I tempi sono maturi perchè l’errore di considerarela cultura popolare come un nostalgico esercizio di stile non si ripeta più…per citare l’antropologo Piercarlo Grimaldi, che dà un senso politico forte a questa riscoperta , abbiamo bisogno di continuare a creare “granai di umanità ai quali l’uomo del presente può attingere proficuamente quando l’inverno della cultura si fa più rigido e disumano”. E’ tempo di unirci al coro.”

Carlo Petrini, La Repubblica, sabato 13 dicembre 2008, pagine 39 – 41