2013-07-20 19.47.23Sì, il primo giorno di Ramadan è il peggiore. La vigilia è tutto un fremere, si sente che ci si prepara alla fatica del digiuno.

La Luna ha annunciato l’inizio del Ramadan mentre guidavo verso Chefchaouen, a Nord. La macchina tirava forte per salire e lungo la strada, nel buio, uomini e bambini prendevano il fresco, camminavano, radunavano provviste, spronavano i loro asini tristi, vendevano. Angurie, datteri, meloui. Ogni dieci minuti dovevo rallentare per via di qualche camion straripante di fieno, pericolosamente ondeggiante, agghindato di luci.

Uno, due, tre camion in fila. Lenti, pachidermici, su per la montagna. Supero, non supero, supero, non supero. Supero e prego che non mi si ribalti tanto fieno addosso. E ancora, ancora, ancora.

Così, se al mio arrivo a Fès la colazione, il pranzo, il té erano momenti conviviali della giornata, all’improvviso mi sono trovata ad essere l’unica col problema di mangiare – e, cosa per fortuna più semplice, bere. Talvolta di nascosto, talvolta sotto lo sguardo contrariato di qualcuno. Un giorno, mentre passeggiavo ingenuamente per la Medina con un bel litro e mezzo d’acqua in braccio, una bambina mi ha chiamato. Mi ha fatto cenno di avvicinarmi, mi ha chiesto l’acqua. Che tenera, dolce bambina: ha sete – ho pensato. La bimba ha afferrato la bottiglia e svitato il tappo. Ha avvicinato la bocca, come per bere … poi, in un lampo, la sua faccina è cambiata, si è spalancata in una risata birbante, mentre rovesciava l’acqua in terra, accanto ai miei piedi basiti. Non si beve, durante il Ramadan, non si fa.

I miei ospiti, spossati, hanno smesso di prepararmi delizie marocchine e mi hanno concesso di frugare nel frigo alla ricerca di qualcosa da mettere sotto i denti. Anche l’arrivo della nonna, dopo l’indugio iniziale (Mangio in cucina? Mi nascondo in camera? Fingo di avere un ciclo che durerà altri quindici giorni?), non ha cambiato le cose. “Tu mange ce que tu veux, pas de problèmes”.

Bene.

Un giorno, a pranzo, ho trovato un avanzo di pollo della notte prima, quando ero andata a dormire senza attendere la cena dell’una. E ne ho mangiato. Strano pollo – ho pensato. Strane erbe, e la salsa, strana. Ma ho mangiato, come sempre mangio, e apprezzato, anche.

Dopo un’ora, mi sento chiamare dalle donne.

“Hai mangiato il pollo?”

Ammetto di sì. Perché?

Scoppiano a ridere - risate in Arabo.

“Avrai un bambino! Avrai un bambino!”

Non capisco. Cioè, poi capisco.

Era un pollo straordinario, per indurre la gravidanza.

“Avremo un bambino nello stesso tempo!”

Oh – mon - Dieu. Avrò un bambino perché ho mangiato quel pollo.

Inshallah.