Giovanna Marini

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Giovanna Marini Foto Darwin Lega

Testimone della Cultura Popolare 2006 ®

A partire dagli anni Sessanta Giovanna Marini inizia una profonda ricerca legata al canto sociale e alla storia orale cantata, spesso a stretto contatto con alcuni cantanti contadini, cantori e cantastorie. Con l’Istituto Ernesto De Martino porta avanti la raccolta di canti di tradizione orale e il loro studio e trascrizione, inventando a questo scopo un sistema di notazione musicale che le permetterà di trasportare la memoria cantata sul palcoscenico.

Parallelamente ad una lunga attività di composizione in vari ambiti, Giovanna Marini ha sempre continuato l’insegnamento dell’etnomusicologia applicata al canto di tradizione orale italiano.

Nel 1976 crea il Quartetto Vocale per cui ancora compone e con cui si esibisce in numerosi concerti: questi sono il compimento di tutte le sue esperienze musicali, tra ricerca sui canti tradizionali, insegnamento, composizione strumentale e vocale, scrittura individuale e collettiva.

Giovanna Marini è premiata come Testimone della Cultura Popolare ® 2006 per la Provincia di Roma.

 

Il “baruccio” del Testaccio è luogo simbolo degli intellettuali e artisti romani e non solo, quelli che Giovanna incontra all’inizio degli anni Sessanta, fra cui emergono le personalità di Pier Paolo Pasolini, Italo Calvino, Roberto Leydi, Gianni Bosio, Diego Carpitella, Alessandro Portelli.

Lì Giovanna scopre il canto sociale e la storia orale cantata.

Proviene da una famiglia di musicisti: «Cominciai a sei anni a studiare pianoforte al conservatorio con il maestro Tito Aprea. A nove anni mi venne un dolore a un braccio che mi costrinse a passare alla chitarra entrando, a tredici anni, sotto la guida del maestro Benedetto Di Ponio, nella prima classe di questo strumento che, finalmente, era stato ammesso al conservatorio. Poco più che ventenne, nel 1959, mi diplomo in chitarra classica al Santa Cecilia e poi vado a perfezionarmi da Andres Segovia». Il grande maestro spagnolo, in quegli anni, è professore presso l’Accademia Chigiana di Siena.

Nei primi anni Sessanta, a Roma, frequenta il Folk Studio, il celebre locale di Giancarlo Cesaroni dove sono destinati a passare tutti i maggiori esponenti della cosiddetta scuola romana dei cantautori. «Voi, a Torino, avete il Folk Club che è nato proprio dall’esperienza romana, una sorgente di vita, di ispirazione, come sempre quando ci si conosce tra musicisti. Si tratta di palestre straordinarie, bisogna che continuino, e Franco Lucà ha fatto molto bene, come spero che continui a fare, anche con i suoi figli che, tra l’altro, mi sembrano bene incamminati».

Giovanna è appena stata al Regio di Torino, esibendosi con decine di artisti che hanno voluto festeggiare i vent’anni del Folk Club.

Franco Lucà sembra avere voluto tenacemente attendere quell’anniversario prima di arrendersi al male che lo ha portato via alla famiglia, agli amici e alla musica. Sul frontespizio del libro Folk Club, da Cantacronache a Maison Musique dato alle stampe nell’ottobre del 2006 per testimoniare la straordinaria avventura della sua passione e delle sue creature, vero testamento spirituale, mi ha scritto “Storie condivise!”. Una condivisione sincera in cui ho guardato a lui come a un maestro.
Al Folk Studio di Roma la Marini si esibisce eseguendo canti popolari, spesso insieme a Maria Teresa Bulciolu. Subito dopo entrerà a far parte del Nuovo Canzoniere Italiano accanto a nomi quali Sandra Mantovani, Giovanna Daffini, Caterina Bueno, Michele Straniero, la stessa Bulciolu e altri, tra cui i cantautori di impegno politico come Paolo Pietrangeli, Ivan Della Mea e Gualtiero Bertelli. Più tardi anche Francesco Guccini.

Nel 1964 la messinscena, al Festival dei due mondi di Spoleto, dello spettacolo di canto politico e sociale Bella ciao, dà uno scossone al pubblico, suscitando un qualche scandalo. Al contempo segna per Giovanna un momento importante, con la possibilità di riproporre il patrimonio di canti popolari di cui l’Italia è ricca.

Inizia, insieme, la sua attività incessante di ricercatrice e di studiosa, in giro per tutta la penisola. Nel 1965 collabora con Dario Fo e, in veste di assistente musicale, mette in scena uno spettacolo teatrale che fa storia, Ci ragiono e canto, rappresentato al Carignano di Torino.

È un’attività intensa che la porta a contatto con l’anima più vera del canto popolare, i cantanti contadini come Giovanna Daffini, da cui apprende l’emissione vocale e il repertorio, il poeta della Barbagia Peppino Marotto e i pastori di Orgosolo, da cui impara l’arte del racconto popolare improvvisato e cantato, l’Associazione culturale di Piadena, e tanti altri cantori e cantastorie che contribuiscono a modellarne e delinearne il tracciato artistico.

Tratto da Valter Giuliano, "Lingue, migrazioni, bellezza e magia. Incontri con i testimoni della cultura popolare 2", pubblicazione del progetto editoriale della Rete Italiana di Cultura Popolare.

 

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Ascolta QUI lo speciale dedicato a Giovanna Marini, del programma "La Parola ai Testimoni" di tradiradio.org, la web radio della Rete Italiana di Cultura Popolare :

La puntata è andata in onda giovedì 13 marzo 2014, da Roma. Con Massimo Zio. In collaborazione con Gabriella Aiello e Franca Renzini della Scuola Musica Testaccio e Donatella Di Maria

 

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