Opera dei Pupi Turi Grasso

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Testimone della Cultura Popolare nel 2005 ®

Nel 1861 il catanese Giovanni Grasso vide delle marionette spagnole a Napoli, le acquistò, le portò in Sicilia dotandole di armi e corazze e ne fece i primi veri pupi.

Oggi il maestro Turi Grasso, nato nel 1933 ad Acireale, è l’unico Acese che abbia saputo mantenere viva e ad altissimi livelli la tradizione della scuola locale di pupi siciliani, grazie ad oltre quarant’anni di vera dedizione, in compagnia della moglie e dei figli.

La sua è un’arte completa, che va dalla realizzazione dei pupi, elegantissimi nei loro costumi e armature, alla creazione del teatro con cui si portano gli spettacoli nelle piazze, alla messinscena con manovratori e voce narrante. Il risultato è uno spettacolo ricco di tradizione ed energia, che affascina spettatori di ogni età.

Turi Grasso è stato premiato come Testimone della Cultura Popolare ® 2005 per la Provincia di Catania.

 

Il teatro ha il suo palcoscenico a sinistra dell’ingresso. Alle pareti una sfilata di pupi incredibili per fattura e bellezza. Di fronte, 54 di quelli (e sono più di 200) che Turi ha costruito nell’intera sua vita. A sinistra, appena entrati, quelli ottocenteschi che ha raccolto con la passione del collezionista, per raccontare la tradizione di cui è erede. Poi scudi, elmi e teste di ricambio, perché sono le parti del pupo più esposte a rottura durante i combattimenti; una ventina sono teste “da riconoscimento”, dei personaggi principali che sono riconoscibili e che sono pressoché sempre in scena: queste non possono essere sostituite se non da copie esatte. In sequenza, prima del boccascena quelli, in scala, che costruisce artigianalmente e mette in vendita per sostenere il teatro. La sua sapienza artigianale rimane immutata, in questi ultimi come nei personaggi che costruisce per mandare in scena.

Turi ha l’aria mite, distaccata e riservata, di chi si esprime con la sua arte più che nelle parole. L’occhio è vigile e curioso e sembra anticipare le domande, mentre osservo alle pareti la fotografia che lo ritrae con Carla Fracci, o le attestazioni e i premi che si è guadagnato nella sua carriera. A fare le pubbliche relazioni è il figlio Tano, che insieme al fratello Pippo ha raccolto l’eredità del padre e crede fortemente nella sfida di mantenere l’arte del puparo, tanto più oggi che gli antropologi ne hanno compresa ed esaltata la qualità.

"Un tempo questo era il teatro del popolino – mi dice mentre saliamo verso Acireale, dove mi vuole raccontare del territorio, delle sue qualità, delle sue bellezze – e le autorità lo avversavano, perché era portatore di parole di libertà e di giustizia; in un certo senso istigava i poveri a riscattarsi, a ribellarsi alle sopraffazioni. Non di rado gli spettatori, alla fine della rappresentazione, imitavano i protagonisti esercitandosi in duelli con i coltelli e auspicando la ribellione contro i soprusi dei latifondisti, dei nobili, di coloro che li mantenevano in condizioni sociali e personali inaccettabili." (...)

Turi Grasso non ha ereditato una tradizione famigliare come accade per altre famiglie di pupari. No, lui puparo lo è diventato per sfida ed, evidentemente, per vocazione profonda, per un destino segnato cui non è potuto sfuggire. Fu una scelta coraggiosa dettata dalla convinzione profonda che quest’arte deve continuare. La stessa convinzione che continua a muovere le sue mani, la sua cultura e il suo sapere di fare oggi, mentre continua a creare i suoi pupi, a inventare, progettare e realizzare nuovi personaggi per nuove storie.

Tratto da Valter Giuliano, "Canti, Pupi e Tarante, Incontri con i testimoni della cultura popolare", pubblicazione del progetto editoriale della Rete Italiana di Cultura Popolare.

 

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Il video è registrato in occasione della "Premiazione dei Testimoni di Cultura Popolare ®", organizzata dalla Rete Italiana di Cultura Popolare nel 2005, presso il Teatro Politeama Boglione, Bra.

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Acireale CT, Italia

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